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Bollettino IACM del 25 Febbraio 2005

Scienza: il THC migliora la spasticità nella sclerosi multipla in uno studio a lungo termine

Sono stati pubblicati i risultati preliminari di uno studio a lungo termine, noto sotto il nome di British CAMS Study (Cannabinoids in Multiple Sclerosis), riguardante la più grande sperimentazione clinica sinora condotta sul THC e la cannabis nella sclerosi multipla. I risultati della sperimentazione, della durata di 15 settimane e riguardante un totale di 630 pazienti rientranti nei criteri di inclusione, erano stati pubblicati sul Lancet nel novembre 2003. L’80% della popolazione dei pazienti originaria ha poi partecipato ad uno studio di prosieguo della durata di 12 mesi.

Mentre nello studio a breve termine non era stato rilevato un effetto significativo dei cannabinoidi sui parametri obiettivi di spasticità secondo la scala di Ashworth, lo studio a lungo termine ha dimostrato effetti significativi su tale parametro nel gruppo trattato con THC. Come nello studio a breve termine, non vi era miglioramento obiettivo significativo della spasticità nel gruppo trattato con cannabis rapportato a quello placebo.

Nello studio di 15 settimane, 657 pazienti con sclerosi multipla stabile e spasticità muscolare avevano assunto o un estratto capsulato di cannabis, o THC o placebo. La dose massima giornaliera era di 10-25 mg di THC. 630 pazienti risultavano statisticamente analizzabili. Benché non ci fossero prove obiettive che la cannabis attenuasse la spasticità causata dalla malattia, i pazienti avevano riferito di miglioramenti soggettivi del dolore e della spasticità stessa. La mobilità risultava anch’essa migliorata. I risultati dello studio avevano indotto gli esperti a formulare conclusioni discrepanti rispetto ai benefici terapeutici dei cannabinoidi nella sclerosi multipla.

Sino ad oggi sono disponibili solo informazioni preliminari sullo studio di 12 mesi. Non è chiaro perché il THC e non la cannabis abbiano effetti sulla scala di Ashworth. Sulla base dei dati preliminari, gli autori sono giunti alla conclusione che “I risultati iniziali suggeriscono che ci potrebbero essere maggiori benefici sul lungo periodo rispetto a quelli trovati nella prima parte dello studio.”

(Fonti: Comunicato stampa del 9 ottobre 2004 sulla sperimentazione di cannabinoidi nella sclerosi multipla; Zajicek J. The cannabinoids in MS study – final results from a 12 months follow-up. Mult. Scler. 2004; 10 [suppl 2]: 115).

Notizie in breve

USA: Missouri
Un’inchiesta dell’Università del Missouri indica che ci potrebbe essere un crescente sostegno per legalizzare la cannabis per uso medico. Una maggioranza di 720 abitanti del Missouri interrogati in un sondaggio telefonico si sono dichiarati d’accordo che la marijuana medica debba essere disponibile per pazienti qualora prescritta da un medico. Il 79% dei partecipanti dell’indagine ritengono inoltre che la cannabis dà assuefazione. “Siamo rimasti sorpresi di constatare che la gente apparentemente vede la marijuana come vede le droghe farmaceutiche legali che presentano un alto potenziale di abusività – oppiacei, cocaina, anfetamine, barbiturici, etc. “ ha dichiarato il Dr. Gary Brinker, uno dei professori che ha condotto l’indagine. (Fonte: Associated Press del 30 dicembre 2004)

Scienza: infiammazione dell’encefalo
Ricerca di base con cellule encefaliche mostra che i cannabinoidi inibiscono la generazione di mediatori flogistici. Una quantità di mediatori flogistici svolgono un ruolo nel danno cerebrale, fra di essi l’ossido nitrico (un radicale libero), le citochine e le chemochine. I ricercatori hanno investigato l’effetto di un cannabinoide sintetico sulla produzione di vari mediatori flogistici importanti da parte degli astrociti. Gli astrociti sono un tipo di cellule della glia che riempiono gli spazi fra le cellule nervose del cervello. Il cannabinoide che ha un effetto simile al THC ha inibito la produzione di ossido nitrico e di diverse chemochine (CXCL10, CCL2 e CCL5). I ricercatori hanno concluso che “agenti comparabili potrebbero avere potenzialità terapeutiche per il trattamento dell’infiammazione cerebrale” (Fonte: Sheng WS, et al. Glia 2005; 49 [2]: 211-9)

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